Gino Mäder, completate le indagini sulla tragedia che gli è costata la vita: nessuna responsabilità di altri, procedimento archiviato

La tragedia che è costata la vita a Gino Mäder non è attribuibile ad altre persone. È questa la conclusione cui è giunta la Procura giudiziaria del Cantone dei Grigioni, territorio in cui si è verificata la caduta risultata poi fatale per il corridore elvetico. Mäder era in gara nella quinta tappa del Giro di Svizzera 2023 quando è caduto in un dirupo lungo la discesa dall’Albulapass. Le sue condizioni sono parse subito gravi e la tragedia ha avuto il suo epilogo qualche ora dopo, quando il 26enne elvetico è spirato. Nei giorni seguenti c’è stata qualche polemica in merito alla pericolosità di quel tratto di percorso, ma gli accertamenti condotti nelle settimane successive hanno escluso ogni responsabilità contestabile a terzi per quanto successo.

Questa è la conclusione cui sono giunti gli inquirenti del Kanton Graubünden, che hanno in pratica archiviato il caso cinque mesi dopo la tragedia: “Per noi è solo un pezzo di carta – le parole del padre di Gino, Andreas Mäder, riportate da BlickCome ho sempre detto, Gino ha fatto un errore ed è lui l’unico responsabile. Per quanto possa sembrare duro da dire, la cosa sarebbe stata più facile da accettare se fosse stata colpa di qualcun altro”. 

“In base ai risultati delle indagini – il testo diramato dagli inquirenti – E in particolare dalle testimonianze raccolte, dall’esame della bicicletta che Mäder stava guidando e dagli esiti degli esami condotti dall’Istituto di Medicina Forense dell’Ospedale Cantonale dei Grigioni, nessuna terza parte può essere ritenuta colpevole di fatti rilevanti dal punto di vista criminale, cui imputare la morte del corridore”. Escluso quindi il coinvolgimento di Magnus Sheffield, corridore della Ineos finito fuori strada nella stessa curva dove è caduto lo svizzero ma in momenti diversi, così come sono escluse responsabilità degli organizzatori del Giro di Svizzera e del suo direttore, Olivier Senn. “La curva dove è avvenuto il fatto non era segnalata come pericolosa, ma la cosa non può essere considerata una colpa, visto il contesto in cui ci si trovava (l’Albulapass è una vetta alpina che ha cima a 2312 metri di altitudine e i corridori avevano appena scollinato – ndr)”. 

Il padre di Mäder ha aggiunto: “Non posso immaginare se uno dei meccanici della squadra di Gino, qualcuno dell’organizzazione o della scorta avesse la colpa o delle responsabilità di quello che è successo. Questa persona come avrebbe potuto continuare a vivere con quel peso? Sarebbe stato tremendo. Quindi, sono contento del fatto che sia finita così. Come famiglia, non faremo appelli rispetto a quello che è stato deciso“. 

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